COLORI COME NOTE MUSICALI
“La forma è dunque l’espressione
del contenuto interiore. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto.
L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando
questo o quel tasto, fa vibrare l’anima.”
KANDINSKY
Al di là delle definizioni più ovvie, m’interrogo
spesso su quale sia oggi il vero significato di lusso.
E la risposta, da un po’ di tempo, per me, finisce per
essere sempre la stessa: “il lusso è nella libertà di essere ciò che si
desidera essere e di amare ciò che si desidera amare”.
Oltre i cliché abituali, oltre il martellamento dei
media, oltre i nostri stessi confini mentali c’è sempre qualcosa che è lì,
apposta per essere afferrata, e che spesso non ci consentiamo di cogliere. Il
vero lusso è darsi questa possibilità. Emozionarsi per qualcosa di nuovo, di
semplice, qualcosa che non fa necessariamente scalpore, ma che tocca delle
corde nascoste dell’anima.
Effetto Dulcinea è la collezione dei gioielli di Anita Pesce, musicista e fashion
designer.
Coralli, madreperla, turchesi, ceramiche, vetri sono i
tasti dello strumento che oggi adopera per emozionare.
In due parole: forme e colori.
Gemme accostate a materiali poveri ed eterogenei con
la tecnica del soutache, un gusto un po’ retrò e un’attenzione meticolosa.
Mi
colpiscono e mi fanno riflettere dei passi dell’intervista che la giornalista
Mariella Valdiserri ha fatto alla designer e li riporto così come sono, perché
perfetti per poterla comprendere appieno.
Da pianista e musicologa a fashion designer di
gioielli. Svolta o metamorfosi?
Mi viene da dire: “tutt’e due”. Perché io sono
sempre la stessa persona, che ha scelto semplicemente altri linguaggi per
raccontare le sue storie. La svolta è soprattutto esteriore. Le persone che
conosco restano di stucco perché mi avevano inquadrato fino ad ora come una che
si occupava di musica e che all’improvviso ha cambiato pelle. Ma, si sa, il
camaleonte resta pur sempre camaleonte.
I suoi gioielli sono una cascata di gemme
accostate a materiali “poveri”, come flussi di pensieri in movimento che le
mani trasformano in ornamenti preziosi. Proprio come in una composizione
musicale?
Per consolarmi della scelta radicale di abbandonare
la pratica musicale, ho immaginato che seguire il percorso dei fili mentre li
assemblavo, inserire quella data pietra o quel determinato colore, assecondare
le forme che quasi spontaneamente vengono a crearsi, assomigliasse in
profondità alla prassi dell’improvvisazione musicale. Con il vantaggio di
lavorare con tranquillità, senza l’ansia di esibirsi dal vivo. Come suonare in
differita, insomma.
I colori della musica: sinestesie e
corrispondenze tra segni, suoni, forme e intuizioni interiori che lei racconta
con i suoi gioielli. Più Teodora o Kandinsky?
Teodora è un personaggio affascinante, eversivo;
una figura mitica a tutti gli effetti, che si può riempire di contenuti;
un’icona (è proprio il caso di dirlo!) dell’intelligenza; una donna felicemente
carnale che sfruttava con sapienza il gioco dell’adornarsi. Ma Kandinsky è il
poeta della sinestesia, il Maestro che sa far cantare i colori e danzare le
forme. Uno dei miei ‘amori d’arte’ da quando, ventenne, feci una lunghissima
fila per vedere la sua mostra a Roma. Da allora lo inseguo nei Musei del mondo
e cerco di carpire il segreto del suo magico tocco...