sabato 25 gennaio 2014

COLORI COME NOTE MUSICALI

COLORI COME NOTE MUSICALI


“La forma è dunque l’espressione del contenuto interiore. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima.”

KANDINSKY



Al di là delle definizioni più ovvie, m’interrogo spesso su quale sia oggi il vero significato di lusso.
E la risposta, da un po’ di tempo, per me, finisce per essere sempre la stessa: “il lusso è nella libertà di essere ciò che si desidera essere e di amare ciò che si desidera amare”.
Oltre i cliché abituali, oltre il martellamento dei media, oltre i nostri stessi confini mentali c’è sempre qualcosa che è lì, apposta per essere afferrata, e che spesso non ci consentiamo di cogliere. Il vero lusso è darsi questa possibilità. Emozionarsi per qualcosa di nuovo, di semplice, qualcosa che non fa necessariamente scalpore, ma che tocca delle corde nascoste dell’anima.

Effetto Dulcinea è la collezione dei gioielli di Anita Pesce, musicista e fashion designer.
Coralli, madreperla, turchesi, ceramiche, vetri sono i tasti dello strumento che oggi adopera per emozionare.
In due parole: forme e colori.
Gemme accostate a materiali poveri ed eterogenei con la tecnica del soutache, un gusto un po’ retrò e un’attenzione meticolosa.

Mi colpiscono e mi fanno riflettere dei passi dell’intervista che la giornalista Mariella Valdiserri ha fatto alla designer e li riporto così come sono, perché perfetti per poterla comprendere appieno.

 
Da pianista e musicologa a fashion designer di gioielli. Svolta o metamorfosi?
Mi viene da dire: “tutt’e due”. Perché io sono sempre la stessa persona, che ha scelto semplicemente altri linguaggi per raccontare le sue storie. La svolta è soprattutto esteriore. Le persone che conosco restano di stucco perché mi avevano inquadrato fino ad ora come una che si occupava di musica e che all’improvviso ha cambiato pelle. Ma, si sa, il camaleonte resta pur sempre camaleonte.

I suoi gioielli sono una cascata di gemme accostate a materiali “poveri”, come flussi di pensieri in movimento che le mani trasformano in ornamenti preziosi. Proprio come in una composizione musicale?
Per consolarmi della scelta radicale di abbandonare la pratica musicale, ho immaginato che seguire il percorso dei fili mentre li assemblavo, inserire quella data pietra o quel determinato colore, assecondare le forme che quasi spontaneamente vengono a crearsi, assomigliasse in profondità alla prassi dell’improvvisazione musicale. Con il vantaggio di lavorare con tranquillità, senza l’ansia di esibirsi dal vivo. Come suonare in differita, insomma.


I colori della musica: sinestesie e corrispondenze tra segni, suoni, forme e intuizioni interiori che lei racconta con i suoi gioielli. Più Teodora o Kandinsky?
Teodora è un personaggio affascinante, eversivo; una figura mitica a tutti gli effetti, che si può riempire di contenuti; un’icona (è proprio il caso di dirlo!) dell’intelligenza; una donna felicemente carnale che sfruttava con sapienza il gioco dell’adornarsi. Ma Kandinsky è il poeta della sinestesia, il Maestro che sa far cantare i colori e danzare le forme. Uno dei miei ‘amori d’arte’ da quando, ventenne, feci una lunghissima fila per vedere la sua mostra a Roma. Da allora lo inseguo nei Musei del mondo e cerco di carpire il segreto del suo magico tocco...
 

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